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Disregolazione neurobiologica o soppressione del ricordo:

Due meccanismi a confronto nell’amnesia del crimine con differenti risvolti forensi


Stefano Zago

Teresa Difonzo

Lorenzo Esposti

Alice Naomi Preti

Nicole D’Alonzo

Monica Sciacco

Nadia Bolognini


La letteratura criminologica propone sovente casi di omicidi violenti in cui l’autore del reato riporta di non serbare alcun ricordo dell’omicidio o di averne solo una traccia molto parziale, un fenomeno noto come ‘amnesia per il crimine’. Si è portati immediatamente a etichettare l’omicida come simulatore e quindi a pensare ad una deliberata strategia del non ricordo per evadere una responsabilità penale. In realtà la letteratura scientifica ha reso evidente che è davvero possibile non ricordare le fasi salienti di un omicidio (Christianson, 2007; Jelicic e Merckelbach, 2015). L’amnesia nel crimine rappresenta una realtà molto sfaccettata che include sia l’atto simulatorio sia amnesie genuine riconducibili a patologie neurologiche e/o psichiatriche. Particolarmente dibattuta è la possibilità che l’amnesia dopo un delitto abbia una genesi psicogeno-dissociativa, ossia possa manifestarsi in assenza di conclamati fattori neurologici e psichiatrici. In tal caso possono essere ipotizzati due meccanismi disfunzionali, rispettivamente denominati di ‘disregolazione neurobiologica’ o di ‘soppressione del ricordo’ (Zago, Preti, Difonzo et al., 2023). Nel primo caso, alla base della lacuna mnesica relativa all’omicidio vi sarebbe una forte disregolazione ormonale e neurotrasmettitoriale che si verificherebbe contestualmente all’omicidio (Bourget e Whitehurst, 2007; Wortzel e Arciniegas, 2008). Nel secondo caso invece entrerebbero in gioco fattori neurobiologici successivamente all’evento omicidiario tali da espellere dalla coscienza il fatto autobiografico che minaccia il mondo interno (Parwatikar et al., 1985; Pope et al., 2006). In questo lavoro presentiamo due casi di omicidio, G.P. e L.F., in cui queste due ipotesi alla base dell’amnesia sono state dibattute in sede peritale. L’obiettivo è quello di evidenziare che le due ipotesi di "disregolazione neurobiologica" e la "soppressione indotta” conducono a previsioni diverse per quanto concerne il recupero dei ricordi relativi all’omicidio. Nella prima ipotesi, la traccia mnesica sarebbe scarsamente e/o completamente irrecuperabile per un deficit di codifica, mentre nella seconda ipotesi la traccia sarebbe ancora disponibile in memoria, sebbene non accessibile coscientemente, e pertanto potenzialmente recuperabile con il passare del tempo o in circostanze specifiche (ad es. in stati emotivi simili o sotto ipnosi). Questi differenti meccanismi sono rilevanti per il contesto forense, in quanto solo un livello di coscienza alterato al momento dell'omicidio rileva ai fini dell’imputabilità.

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