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Un caso di autopsia psicologica: scientificità del metodo e prassi in Italia

Il lavoro, intrapreso da una psicologa forense ed una criminologa siciliane, consiste nell’applicazione del protocollo dell’Autopsia Psicologica, il cosiddetto “Modelo de Autopsia Psicologica Integrado”, sviluppato a Cuba, ad un caso di morte di un giovane di 21 anni, analizzato dallo studio legale con cui le due studiose da tempo collaborano. Si tratta di un protocollo ad alto tasso di scientificità, in quanto validato dal Ministero della Salute e dall’Istituto di Medicina Legale cubano, in modo da ridurre al minimo il margine di errore.

Il protocollo si sostanzia di un’intervista dettagliata e strutturata, attraverso la quale si ricostruisce, retrospettivamente, la personalità, la vita, l’ambiente, lo stato mentale della persona scomparsa, ai fini di comprendere in che misura le condizioni psicologiche della stessa possano aver svolto un ruolo nella genesi dei fatti che ne hanno determinato la morte, e altresì chiarire la causa, o le cause, che l’hanno provocata.

Ciò si effettua attraverso una valutazione sistematizzata dei fattori di rischio suicida, del pericolo etero aggressivo o di incidentalità; esplorando lo stile di vita della vittima ed accertando lo stato mentale, prima ed al momento della morte, ovvero tracciando il profilo di personalità del defunto, chiarendo se fossero presenti segnali di allarme.

Malgrado alcuni studiosi abbiano approfondito tale strumento, e tra questi è doveroso ricordare Gaetano De Leo, allo stato, non esiste un protocollo standardizzato di Autopsia Psicologica. Invero, nonostante ciò, esistono tre casi della cronaca italiana, condotti ad opera di psicologi e criminologi, che sono comunque riusciti a fornire una ricostruzione della vita del soggetto defunto attraverso una procedura che potesse dare meno discrezionalità all’esperto ed un maggiore carattere di scientificità.

Il caso proposto, il cui fulcro centrale si sostanzia nell’analisi differenziale suicidio/omicidio, è risultato pertinente, in quanto congruo con tutte le caratteristiche richieste dal protocollo, al fine di accrescere l’affidabilità dello strumento: numero di soggetti intervistati, quantità e qualità del materiale analizzato e tempo trascorso tra la morte del soggetto e la somministrazione dello strumento (all’incirca sei mesi).

L’intervista è stata somministrata a tutti quei soggetti ritenuti maggiormente importanti per i fini e gli obiettivi preposti (parenti, amici, conoscenti), usufruendo del consenso di ciascuno di essi per la video registrazione delle interviste. Altresì è stato effettuato uno scrupoloso studio della scena del crimine e di tutte le informazioni contenute nella documentazione processuale che potessero arricchire il quadro retrospettivo del soggetto deceduto (analisi di foto, video, scritti).

Ricostruire la vita del soggetto defunto, in maniera anterograda, ha consentito, pertanto, non solo di raccogliere i dati per poter ricavare un profilo psicologico prima del decesso, ma altresì per valutare in che misura, talune specifiche condizioni, possano aver svolto un ruolo nella genesi dei fatti che hanno determinato la morte.

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