La vittimizzazione secondaria processuale
Avv. Maria Teresa Zampogna
Dr.ssa Moira Liberatore
La vittimizzazione secondaria processuale è quell’errore che si rinviene in tutte quelle situazioni in cui la valutazione psicologica disposta nell’ambito del procedimento civile non tiene conto (se non in modo apparente) delle concomitanti accuse pendenti in ambito penale, con particolare riferimento alle donne che subiscono violenza e ai loro figli nei procedimenti che disciplinano l'affidamento e la responsabilità genitoriale. Siffatte situazioni sono da tempo oggetto di studio e di riflessione da parte di esperti e di studiosi, poiché sono sempre più frequenti le situazioni in cui, nelle consulenze tecniche aventi ad oggetto la valutazione delle competenze genitoriali e delle migliori modalità di affidamento dei figli minori dopo la separazione dei genitori, vi siano contemporaneamente pendenti - a carico di uno o di tutti e due i genitori - procedimenti penali per presunti abusi familiari o condotte di violenza domestica o di genere ai danni dei figli o dell’ex partner.
La vittimizzazione secondaria processuale si realizza quando le pendenze penali, ma più in generale le accuse di violenza formulate nei confronti dell’uno o dell’altro, vengano semplicemente “ignorate\non considerate” dal Consulente Tecnico d’Ufficio, perché non oggetto dello specifico incarico da parte del giudice civile, in quanto ancora sub judice penale e, quindi, prive di una definizione giudiziaria cui riferirsi.
In tali situazioni si corre l’alto rischio che la possibile vittima venga poco tutelata nei suoi bisogni, con conseguenze gravemente penalizzanti.
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