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La criminalità dai capelli bianchi

Valentina Zanardo


Il tema dell’invecchiamento nel nostro Paese viene spesso discusso in relazione alla sanità pubblica e al sistema pensionistico, ma sta acquistando sempre maggiore rilevanza anche sulle carceri e le strutture residenziali. La popolazione anziana detenuta, infatti, dal 2010 al 2022 è pressoché raddoppiata (fig. 1), così come sono raddoppiati i reati commessi da persone con sessantacinque anni o più dal 2000 al 2017 (fig.2).




Risulta quindi importante analizzare la figura dell’anziano autore di reato e le sfide che esso rappresenta, soprattutto considerando come la fascia d’età 65+ sia l’unica, in questo periodo di tempo, ad aver visto un aumento del numero di condannati. Per fare ciò è necessario, innanzitutto, chiedersi chi siano gli anziani. Nel cercare la definizione di anziano, infatti, troveremo che esso è una persona “di età avanzata, in senso assoluto o in relazione ad altri [...]”1, “[...] convenzionalmente, in medicina e sociologia, soggetto di età superiore al sessantacinquesimo anno”2. Ad oggi, però, è difficile che un sessantacinquenne rientri nell'immaginario comune di anziano: spesso lavora ancora, conduce una vita sociale attiva, ha figli giovani e gode di buona salute. Pertanto, negli ultimi anni, si sta discutendo di come la soglia di anzianità fissata a 65 anni risulti ormai obsoleta, sia per il cambiamento degli stili di vita sia per i progressi della medicina: anche per quanto riguarda la comparsa di problemi di salute fisica che compromettono l’autonomia della persona, infatti, l’età anziana si sta spostando verso i 75 anni3. Per tali ragioni l’ISTAT sottolinea l'importanza di "liberare […] la definizione dell'anzianità dal concetto cronologico in quanto ciò risulta essenziale “sia nel designare un panorama quanto più vicino alla realtà dell'invecchiamento, sia perché offre l’opportunità di valutarne meglio l’impatto progressivo dal punto di vista sociale ed economico”4. Per comprendere a fondo i dati statistici esistenti sulla popolazione anziana, è quindi necessario contestualizzarli anche in base al periodo cui fanno riferimento: tutt’oggi le statistiche rese disponibili dall’ISTAT mantengono spesso la soglia di anzianità a 65 anni; ciò, da un lato, permette un’analisi longitudinale di alcuni aspetti dell’anzianità nel nostro paese, dall’altro, però, rischia di andare a svuotare di significato il concetto stesso di “anziano”.

L’età anziana è, poi, particolarmente delicata in quanto essa si accompagna spesso a lutti, solitudine - l’ISTAT rileva come “sono aumentate le famiglie unipersonali composte da anziani soli [...]”5- difficoltà motorie e sensoriali che possono influire sull’insorgenza della depressione. Quest’ultima, insieme alla demenza, costituisce la sindrome psichiatrica più diffusa nella popolazione anziana e ha incidenze diverse a seconda delle diverse peculiarità che caratterizzano l’anzianità dei soggetti: “la prevalenza della depressione maggiore nel soggetto anziano è valutata dal 3% al 42% rispettivamente nella popolazione generale e nei soggetti con comorbidità organica e/o istituzionalizzati, la prevalenza delle demenze aumenta con l'aumentare dell’età, essendo circa il 3% a 65 anni e raggiungendo il 45% a 89 anni.”6. Da questi dati appare dunque chiaro come vi siano molteplici anzianità, le cui caratteristiche non dipendono unicamente dai dati anagrafici. Tale evidenza risulta ulteriormente calzante quando si parla di anziani in carcere: l’invecchiamento intramurario può avere ritmi più accelerati rispetto a quello extramurario, in quanto gli stimoli, fisici e cognitivi, cui sono esposti i detenuti, sono più limitati. Il quindicesimo rapporto sulla condizione dei detenuti di Antigone, a questo proposito, segnala come “la giornata tipo della persona detenuta è scandita da attività svolte per “ammazzare” il tempo piuttosto che per “sfruttarlo” (Matthews, 1999). Negli istituti visitati solo un terzo delle persone detenute lavora (il 28,8% alle dipendenze dell’amministrazione penitenziaria e solo il 4,2% alle dipendenze di altri soggetti), il 4,6% segue dei corsi di formazione professionale (nel 38,6% degli istituti non risultano attivati corsi di formazione professionale) e il 26,5% è coinvolto in un qualche corso scolastico. Non tutte le persone detenute hanno inoltre agevolmente accesso alle attività sportive: nel 27,7% degli istituti visitati non tutti hanno un accesso settimanale alla palestra, mentre nel 34,9% non tutti hanno accesso settimanale al campo sportivo.”7

Oltre a ciò, l'anziano in carcere si scontra con un sistema sanitario debole e macchinoso: i medici di base all'interno delle carceri sono pochi- “Nel 2019 c’era un solo medico di base in ogni carcere per ogni 315 detenuti”8- e, qualora fossero necessarie prestazioni presso strutture sanitarie esterne, non è sempre possibile fare coincidere l'organizzazione del trasporto con la prenotazione di tali prestazioni. Ricoveri esterni possono rendersi necessari soprattutto per la popolazione carceraria anziana: “uno studio del 2017 sulle carceri di Bari, Taranto, Foggia, Lecce, Bergamo, Cremona e Mantova ha rilevato che il 64% del campione non si trovava in stato di salute ottimale. Tra le patologie più frequenti, quelle cardiache per il 23,4%, quelle dismetaboliche (diabete) per il 12,8%, e quelle che necessitano interventi chirurgici per il 9,6% (Romano et al., 2020).”9

Le carceri, inoltre, non sono state ideate per soggetti anziani o con difficoltà di deambulazione: le barriere strutturali in esse presenti rappresentano un'ulteriore limitazione alle attività che i carcerati possono condurre all'interno delle mura. I disagi quotidiani con cui si scontrano i detenuti nel nostro Paese possono, quindi, apparire ulteriormente esacerbate per i più attempati. A questo proposito è utile riportare la distinzione di tre principali categorie di anziani autori di reato, ognuna delle quali caratterizzata da peculiari difficoltà:

a. Detenuti che diventano anziani in carcere a causa di una condanna a lungo termine

b. Detenuti anziani aventi una "carriera criminale" che, commettendo frequentemente reati di bassa/media gravità, alternano periodi di libertà a periodi di detenzione

c. Persone che commettono il loro primo reato in età avanzata.

Negli ultimi anni, a fronte di una diminuzione generale dei reati in Italia, si assiste ad un aumento della durata delle pene: ciò, oltre ad incidere sul sovraffollamento delle carceri, contribuisce ad aumentare l’età media dei detenuti (fig 3).




Coloro che diventano anziani in carcere, oltre ad invecchiare fino a 10 anni prima rispetto ai coetanei liberi10, possono incontrare particolari difficoltà di integrazione nella società intramuraria a causa della gravità dei reati commessi, possono essere considerati fragili dagli altri detenuti e, pertanto, più soggetti ad abusi fisici e verbali; possono, inoltre, avere particolari difficoltà nell'immaginare sé stessi e la propria vita al di fuori delle mura carcerarie, incidendo quindi sulla loro salute mentale11.

Coloro che sono detenuti a seguito di una carriera criminale, invece, possono avere difficoltà nel fare proprie le regole sia della società extramuraria sia di quella intramuraria: risulta dunque complesso integrarsi nei diversi gruppi sociali in cui sono inseriti.

Gli anziani, infine, che commettono il primo reato in questa fascia d'età, devono adeguarsi per la prima volta a regole e ritmi rigidi imposti da terzi, ideati per persone con diverse capacità fisiche e necessità.

L'anziano autore di reato, inoltre, solleva diverse criticità sul piano criminologico, psicologico-giuridico e, soprattutto, etico: l'eventuale presenza di depressione o demenza rende difficile riconoscere l'imputabilità o meno dell'autore, soprattutto in quanto queste ultime possono risultare difficilmente scindibili, lo stesso problema si può presentare con la capacità di stare in giudizio; le difficoltà fisiche e mentali dell'anziano possono incidere sulla sua compatibilità con il regime carcerario ed è dunque importante che vi siano strutture esterne capaci di rispondere alle esigenze di cura e contenimento di questi autori; infine, bisognerebbe stabilire, caso per caso, se ci sia o meno la concreta possibilità di risocializzare l'anziano autore di reato. La nostra Costituzione prevede, infatti, che la pena debba assolvere un compito rieducativo ma, se ciò non risultasse possibile a causa di una degenerazione neurologica legata all'invecchiamento, ciò renderebbe inutile la detenzione di quell'anziano, anche qualora risultasse imputabile e compatibile col regime carcerario.

In conclusione, l'autore di reato anziano fa emergere alcune grandi fragilità di un sistema penale che appare impreparato ad affrontare le nuove conseguenze dell'invecchiamento della popolazione italiana. Tali difficoltà possono riguardare, ad esempio l'assenza di posti letto in strutture esterne al carcere capaci di accogliere autori di reato anziani o la presenza di barriere architettoniche all'interno degli istituti di detenzione che limitano ulteriormente la libertà di chi vi è recluso; non sono, poi, da sottovalutare le questioni etiche che la criminalità dei capelli bianchi comporta: sapendo che il carcere nuocerà alla salute, fisica e mentale, dell'autore, esistono anziani compatibili con il regime carcerario? O sarebbe, invece, opportuno pensare ad un regime carcerario compatibile con l'anziano?

1Enciclopedia Treccani online, https://www.treccani.it/vocabolario/anziano/#:~:text=%E2%80%93%201.,il%20problema%20sociale%20degli%20anziani. Visitato il 17 maggio 2023 2Oxford Languages, visitato il 17 maggio 2023 3ISTAT, Invecchiamento attivo e condizioni di vita degli anziani, 2020 https://www.istat.it/it/files//2020/08/Invecchiamento-attivo-e-condizioni-di-vita-degli-anziani-in-Italia.pdf 4ivi 5 ivi 6Gala et al., Depressione e deterioramento cognitivo nell’anziano, 2008, G GERONtOL, 56(1), 25-33. https://d1wqtxts1xzle7.cloudfront.net/42166292/1128-libre.pdf?1454710086=&response-content-disposition=inline%3B+filename%3DDepressione_e_deterioramento_cognitivo_n.pdf&Expires=1685003650&Signature=EXuWkpzURf0Kl-38L1at4q2-qCglDCnP7~pXTT-4QX9xiQQWtxMl-HTLwSUK4eMdSKD8UeNClestLwGaCCh2A0OmxK5tq~QDJ~UDGQE1xKbmQn9XjSnDJlgjBQ5GlwDyDAZ6~WSdVCtcc4z~WlPhdJtmRfUWnuIQie~lJyWmWmrAVWsp84YzrCZ06Upx8yw1Cb5v8-1qefkDdtPGYx~AYxVuCCFq9hN3iSEqWC459rrd66~PJJaGuaAZ8KgidOSskDW7jR6ua3mK3Kjk~wRZ~zJpSgJvjYqvLAdzTga8R0vmuDfBdXKfeg~LMvdzMD~-Gj38a7uYh6Za-vhd7Asv7A__&Key-Pair-Id=APKAJLOHF5GGSLRBV4ZA 7Antigone, Quindicesimo rapporto sulle condizioni di detenzione, 2019 https://www.antigone.it/quindicesimo-rapporto-sulle-condizioni-di-detenzione/insalubri-la-salute-incarcerata/ 8Antigone, Diciassettesimo rapporto sule condizioni di detenzione, 2021, online https://www.rapportoantigone.it/diciassettesimo-rapporto-sulle-condizioni-di-detenzione/wp-content/uploads/2021/05/38.-ANTIGONE_XVIIrapporto_SaluteCarcere.pdf visitato il 19 maggio 2023 9Ivi.

10 Petersilia, 2001 in Bales, Scaggs, The Growth in the elderly Inmate Prison Population: The Role of Determinate Punishment Policies, 2015 https://doi.org/10.1177/1525107115599784 11 Aday, Krabill, Older and Geriatric Offenders: Critical Issues for the 21st Century, in Special need offenders in correctional instiotutions, Sage publications, 2012 https://www.researchgate.net/profile/Ronald-Aday/publication/292936890_Older_and_geriatric_offenders_Critical_issues_for_the_21st_century/links/5c2d4187458515a4c7086515/Older-and-Geriatric-Offenders-Critical-Issues-for-the-21st-Century.pdf

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