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L’assistenza psicologica ai collaboratori di giustizia e ai loro familiari

Federica Lai

Mariafrancesca Santamaria


Il presente contributo riguarda una tematica piuttosto trascurata dalla psicologia, ossia l’assistenza psicologica ai collaboratori di giustizia e ai loro familiari. Dall’esperienza di osservazione e trattamento di detenuti collaboratori emerge una peculiare sofferenza sul piano identitario espressa in termini di discontinuità nella percezione di sé. Molti pentiti sperimentano un senso di frammentazione e un’intollerabile conflittualità interiore, avvertendo come una frattura: da una parte il richiamo dei valori interiorizzati all’interno dell’organizzazione criminale, dall’altra la faticosa ricerca di un senso di sé coerente col percorso di collaborazione intrapreso. Spesso riportano vissuti ansiosi, depressivi, di paura, colpa e vergogna, con ripercussioni nella sfera affettiva e relazionale. Simili vissuti sembrano accompagnare anche i familiari che aderiscono ai programmi di protezione. Queste famiglie, sradicate dalla propria terra e lontani dagli affetti, sono sottoposte a limitazioni nella sfera personale, sociale e lavorativa e affrontano numerosi cambiamenti, il cui impatto psicologico è devastante, specialmente per i figli minori. Tuttavia, risultano carenti o di difficile accesso i servizi di assistenza psicologica. Di qui l’esigenza di realizzare interventi specialistici orientati a prendersi cura della sofferenza psicologica dei collaboratori di giustizia e dei loro familiari.






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