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Il fenomeno delle baby gang: analisi e proposta di interventi rieducativi

Alessio Bernardi

Anna Piovesan

Elena Lunardi

Gaia Maritan

Nicole Pisciali


Le forme e le modalità espressive degli agiti definiti come devianti sono cambiate molto nel corso del tempo, facendo emergere nuovi interrogativi e spunti di riflessione sia rispetto alle cause e sia, rispetto alle risposte più operative, come ad esempio i possibili interventi educativi da porre in atto.

Oggi, le gang giovanili sono al centro del dibattito pubblico in Italia. Ciò che ha segnato l’ultimo decennio è il carattere crescente di azioni efferate, violenza ‘gratuita’ senza un apparente motivo, riconducibili spesso a uno/due ragazzi o a gruppi costituiti in maniera fortuita e contingente.

Tra gli adolescenti di oggi è possibile osservare un diffuso analfabetismo delle emozioni, rapporti problematici con le famiglie e i propri pari, difficolta relazionali e di inclusione nel tessuto sociale: tutti fattori che spingono il giovane ad aderire ad una gang. Ciò impone di interrogarsi sulle nuove fragilità e i nuovi linguaggi degli adolescenti per intervenire in una prospettiva multidisciplinare.

L’obiettivo del presente lavoro, a fronte di un’analisi dettagliata del fenomeno, è quello di proporre un intervento volto a diminuire il tasso di recidiva dei minori autori di reato. Nello specifico, ci si focalizzerà sul fenomeno delle baby gang presenti nel Nord Italia, prendendo in considerazione le seguenti attività criminose: risse, percosse, lesioni, rapine e atti di bullismo.

Analizzando la letteratura già esistente, l’intervento verterà sul potenziamento dell’intelligenza emotiva e sull’implementazione delle abilità sociali.


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