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Costruzione dell'identità lavorativa durante la detenzione

Dott.ssa Sara Vianello


Il percorso di inserimento lavorativo di persone detenute può giocare un ruolo nell’identità del soggetto già nel contesto del lavoro intramurario, con la facilitazione della figura dello psicologo-criminologo addetto all’inserimento lavorativo. Un punto di osservazione del fenomeno e di intervento è presente attualmente nella Casa Circondariale di Treviso, presso il polo occupazionale di Alternativa Ambiente coop. soc., in cui la psicologia del lavoro si incontra e si intreccia con la criminologia.

L’inserimento lavorativo, di per sé, ha delle caratteristiche che favoriscono nella persona detenuta una perturbazione del proprio sistema di costrutti personali (ad esempio, offre un’occasione “adultizzante” in un contesto che tende a “infantilizzare”). L’intervento dello psicologo del lavoro-criminologo può essere volto a favorire la costruzione di un’identità lavorativa che permanga anche alla fine della carcerazione, favorendo un continuum narrativo: essere anche un lavoratore, e sentire di aver recuperato un proprio ruolo all’esterno e all’interno del carcere significa essere qualcos’altro e qualcun altro dal “nient’altro che un detenuto”; consente di fare un’esperienza diversa di sé e dello stare in relazione; apre alla persona diverse prospettive e possibilità di considerare sé stesso, il proprio ruolo, e il proprio sistema di significati; crea delle crepe nella stabilità della routine detentiva.

Un sostegno a favore di questo processo e degli interventi di stabilizzazione, a livello individuale e di gruppo di lavoro, possono concorrere a favorire una minore probabilità di recidiva, ovvero fornire una scelta alternativa alla delinquenza, in particolare a quelle persone che hanno commesso un reato per soddisfare un bisogno economico.

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